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Lestate di Adriano Poletti in Palestina e Israele. Ho provato a parlare con Davide e Golia
Il sindaco pacifista di Agrate Brianza ha visitato Tel Aviv e il quartier generale dei palestinesi, incontrando anche Arafat (di Adriano Poletti).
di Redazione
Su invito di Flavio Lotti, coordinatore degli Enti locali per la pace, sono partito per la Palestina con una delegazione di Città europee per la pace. L?impegno per la pace di un municipio passa infatti anche attraverso la disponibilità a visitare le città in guerra, facendole sentire meno sole. Arrivo a Tel Aviv con colleghi francesi e spagnoli: vogliamo ascoltare i nostri interlocutori per capire cosa sta accadendo qui; potenziare il rapporto tra le nostre e le loro municipalità, per interventi di cooperazione ma anche iniziative per la pace.
Nella nostra agenda sono previsti incontri con le autorità politiche palestinesi, il primo ministro Abu Ala e il presidente Arafat, e non con quelle israeliane. Lo squilibrio deriva dal fatto che il governo israeliano ci ha rifiutati dopo aver visto che nel nostro programma era previsto anche l?incontro con Arafat. Per questo è possibile che in Israele una parte dei nostri interlocutori non gradisca la nostra visita. Occorre dire loro che siamo consapevoli della necessità di Israele di vivere nella sicurezza, ma crediamo anche che il muro non gli darà mai sicurezza.
Martedì 20 luglio, alle otto e mezza entriamo nella casa di Abu Ala. Ci riceve in una sala ampia, con le due poltrone di rito e i divanetti vicini. Ci racconta la disperazione del suo popolo, un popolo in prigione. «Vogliamo una pace giusta, aiutateci». Mi è parsa una persona affidabile. Dopo il nostro incontro andrà dal presidente Arafat, per parlare della crisi di Gaza e delle sue dimissioni. Uscendo gli auguro buona fortuna, lui ringrazia. Sa che ne ha bisogno.
Alle dieci siamo a Ramallah. La città appare messa meglio di Gaza, pulita e ordinata. Subito si vede la Muqada, la residenza di Arafat bombardata e in parte distrutta. Eccoci dentro: il cortile è da guerra, si entra a zig zag e si lascia il pulmino. A piedi ci avviamo verso il palazzo. Subito si vede il lato sinistro distrutto dei bombardamenti. All?ingresso dell?edificio ci accoglie il ministro degli Esteri ed entriamo. Subito dobbiamo lasciare videocamere e cellulari. Il clima è da caserma assediata, da campo profughi con tanto di papà con bambino nella stanza a fianco a quella in cui ci fanno entrare. Gran movimento di soldati e fotografi: arriva Yasser Arafat, il presidente. È piccolo, con la faccia e le mani bianche, veste la divisa militare con abbondanza di medaglie e la kefiah in testa. Ha gli occhi molto umidi e l?aria stanca: da tre anni, ci racconta il console francese, non esce più all?aperto se non per pochi istanti. È un prigioniero.
Pranziamo insieme e lui racconta alcuni passaggi della guerra, ci mostra foto di case distrutte e chiese sfregiate, evoca lo Stato palestinese da realizzare anche con il nostro aiuto. Arrivano due soldati. Il pranzo finisce. Il presidente ci saluta. Stupisce la debolezza della difesa di questo posto. Loro sanno bene che possono essere distrutti in qualsiasi momento e che quindi non serve essere armati, ma ben collegati con i governi di tutto il mondo. Usciamo, un ultimo sguardo all?edificio, le ultime foto. Il destino del popolo palestinese lo si gioca qui, in questo edificio scassato. La disparità di forze in questo conflitto é nettissima: è un nano contro un gigante. Probabilmente Arafat non è in grado, come molti sostengono, di fermare il terrorismo. È debole ma non vuole cedere il suo potere. Credo che l?Occidente dovrebbe sostenerlo, accompagnando una sua uscita di scena che non risulti una sconfitta.
Lasciamo la Muqada. Un nodo centrale della questione palestinese sono le prossime elezioni amministrative, da cui dipende parte della credibilità palestinese di fronte al mondo. La nostra rete europea di Città per la pace potrebbe contribuire, accompagnando le organizzazioni internazionali, nel processo di osservazione delle elezioni.
Occorrono proposte di pace realistiche. Il Patto di Ginevra pare continui a essere considerato una proposta realistica. Certo non sono realistici gli assassinii, le distruzioni delle case e il muro. Le Città europee per la pace possono avere un grande ruolo: incoraggiare la cooperazione e le proposte di pace, cioè quello che questi popoli in guerra ci chiedono di fare.
Adriano Poletti
Info:
Sindaci
Quella cui ha partecipato Adriano Poletti è stata la prima missione unitaria di Città europee per la pace, composta da italiani, francesi e spagnoli. Oltre a Poletti sono partiti Alberta Basaglia (Comune di Venezia), Raffaele Porta (Napoli), Edoardo Daneo (Provincia di Torino). Tra i francesi c?era anche Bernard Stasi, ex ministro, ora presidente di Cités Units France. In Italia, intanto, tutto è pronto per il 17° seminario nazionale della Tavola della pace (a Perugia dal 17 al 19 settembre).